MINIERA DI SALGEMMA A LUNGRO-COSENZA
La Miniera di Salgemma di Lungro (kriponja in lingua arbėreshė) ha rappresentato per millenni la più grande ricchezza di quasi tutta la piana di Sibari. Il sale veniva esportato in tutta la Calabria, in parti dell'Italia e fino in Europa. Tanti furono i lavoratori che calpestarono i circa 2000 gradini che ogni giorno bisognava percorrere per scendere in miniera.
Già dal 24 d.C. Plinio il Vecchio nelle sue "Naturalis Historie" cita il sito, avendolo visitato, essendo di stanza con la flotta romana a Capo Misseno, come proprietà dei conti di Brahalla (attuale Altomonte) di cui Lungro era un feudo. I Sibariti e i Romani già da allora estraevano il sale e commerciavano la salgemma. Successivamente i Normanni per un breve periodo utilizzarono il sale di Lungro e diedero inizio alle "vie del sale" che percorrevano i sentieri del Parco Nazionale del Pollino fino ai monti dell'Orsomarso.
All'inizio del 1900 ebbe inizio il calvario del giacimento di Lungro. Nel 1921 l'attività era già in diminuzione: gli operai solo 186 e la produzione di circa 5000 tonnellate era imparagonabile con le 35000 tonnellate delle miniere siciliane. Il governo il 3 novembre 1976 decise la chiusura della miniera a tre giorni dalla festa di San Leonardo, protettore dei minatori.
La struttura della miniera, subì anni di abbandono. Dal 2015 il sito è sottoposto a recupero e restauro.
La venerazione di San Leonardo limosino a Lungro è da sempre legata all'antica attività mineraria; gli operai eressero una chiesetta in suo onore fra il XIII e il XIV secolo.
L'"Associazione dei Lavoratori Salinari" annoverava tra i soci San Leonardo, al quale ogni mattina, previo appello, veniva segnata la presenza.
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MINIERA DI SALGEMMA A LUNGRO-COSENZA
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